Lo sostiene Bruce Sanderson, inviato di punta della rivista americana, secondo il quale il grande bianco italiano per la complessità raggiunta è un vino che soddisfa il consumatore evoluto
Comunicato Stampa n°13/2014 del Consorzio per la tutela vini Soave e Recioto di Soave
Il Soave, inteso come sintesi di vino e territorio, è stato inserito nell’ultimo numero di Wine Spectator tra le trenta tipologie mondiali di vino che “i wine lovers più avventurosi” sarebbero pronti a visitare, valigia alla mano, sempre alla scoperta di “qualche cosa di inatteso ed emozionante”.
E’ un nuovo approccio al mondo del vino quello proposto dalla autorevole rivista americana per il 2014 che si propone, attraverso l’analisi di dieci firme di riferimento, di “scovare” quei vini che, in attesa di ricevere l’attenzione che meritano da parte della critica internazionale, si caratterizzano per un forte incremento qualitativo, sono rappresentati da promettenti produttori, e stanno guadagnando attenzione da parte di consumatori esperti, di sommelier e di operatori di settore.
Bruce Sanderson, master of wine e firma di riferimento di Wine Spectator, non ha avuto dubbi a riguardo e tra i vini suggeriti ha immediatamente inserito il Soave, per la sua “origine da suolo vulcanico, per la sua freschezza, per la spiccata mineralità e per quella bevibilità che genera immediatamente piacere”. Un giudizio reso ancora più convincente dal rapporto tra qualità e valore delle singole etichette il cui prezzo, sia nel retail che nella ristorazione, secondo il giornalista, ben identifica la qualità del vino.
Ma perchè questo master of wine inserisce il Soave tra i vini “da scovare” e quindi ancora poco conosciuti? In realtà l’analisi di Sanderson è sottile: differenzia il vino “Soave bevuto ai tempi del college” – definendolo sostanzialmente corretto e gradevole – rispetto al “Soave come vino da adulti”(Soave for grown-ups). Ed è qui che agli occhi del giornalista si apre un mondo nuovo e tutto fa scoprire. Non solo quindi vini freschi ed immediati perfetti per accompagnare i piatti della quotidianità, ma anche vini più intriganti, ideali per valorizzare momenti indimenticabili, a cena o al ristorante.
Si tratta di interpretazioni più complesse, dove la personalità del singolo produttore emerge e caratterizza la cantina d’origine ma anche, di riflesso, la denominazione.
«I migliori esempi (tra i vini Soave) mostrano un equilibrio impeccabile, sentori di mela, limone e mandorla, e soprattutto una forte nota minerale. Vi è inoltre una buon acidità che fa salivare la bocca, caratteristica che li rende perfetti col cibo».
Varietà di stile ed interpretazioni hanno conquistato Bruce Sanderson, secondo il quale alcuni Soave ricordano alcuni Riesling alsaziani, prodotti su suolo vulcanico. «Ma la cosa più intersssante su tutte – chiude il giornalista – è il fatto che molti ottimi Soave, ad eccezione di certi cru o di cuvée speciali, oscillano tra i 20 e i 30 dollari la bottiglia».
«Il corso nasce dall’analisi dei fabbisogni del settore vitivinicolo veronese – spiega Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave – ossia delle richieste di aziende, anche di piccole e medie dimensioni, che lavorano principalmente con i mercati esteri». Le lezioni iniziano dalle origini del prodotto, le proprietà dell’uva e il terroir per poi proseguire con lo studio delle realtà vitivinicole vere e proprie, i processi di vinificazione, le modalità per fare una degustazione; seguono lezioni dedicate alla negoziazione commerciale e agli incontri b2b, l’illustrazione tecnica di un’etichetta e la spiegazione del sistema legislativo italiano, per finire poi con lezioni di comunicazione e attività web 2.0. Un corso nelle intenzioni del Consorzio mira a dare gli strumenti adatti per capire il mondo del vino, comunicare il prodotto e stringere accordi commerciali.
Non solo aula e stage. Nelle giornate di lezione i ragazzi che hanno sostenuto il primo modulo, oltre ad apprendere nozioni di enologia e di tecnica di degustazione, si sono esercitati in veri e propri casi aziendali, proponendo idee e soluzioni, alcuni dei quali sono stati poi realizzati per conto loro dal Consorzio del Soave. Uno dei progetti ideati in aula e poi concretizzati dal Consorzio del Soave è Dream Verona, Drink Soave, la campagna di comunicazione, nata in collaborazione con la ditta Dalmograf e l’aeroporto Catullo di Verona, che si propone di legare l’immagine della città scaligera al vino Soave, creando emozioni e suggestioni soprattutto tra i turisti stranieri.
Questo, assieme ad altri progetti ideati durante le lezioni, godranno di visibilità nel corso del prossimo Vinitaly, allo stand del Consorzio del Soave, Pad 5 G 4-7.